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Quando affidarsi ad una guida

25 luglio 2022

Quando parliamo di professionisti titolati all’accompagnamento in montagna dobbiamo sapere che esiste una legge statale (la 6 del 89) abilitate a farlo: Guida Alpina, Aspirante Guida Alpina, Accompagnatore di Media Montagna e Guida Vulcanologica. 
Cerchiamo di descrivere brevemente di cosa si occupano, partendo da quest’ultima. 
Come si può facilmente desumere, la Guida Vulcanologica (GV) è strettamente legata ad operare in territori specifici in cui vi è la presenza di vulcani, ci si rivolge ad essa quando risulta interdetto l’avvicinarsi autonomamente a determinati crateri.

 

In ambito montano, vi sono invece l’Accompagnatore di Media Montagna (A.M.M.) che a livello europeo è riconosciuto come Mountain Leader, la Guida Alpina (G.A.) e l’Aspirante Guida Alpina (A.G.A.). Di queste 3 (professioni)  l’A.M.M. opera su terreno escursionistico (su itinerari al massimo valutati con difficoltà EE), mentre i profili professionali di G.A. e A.G.A. hanno competenze che comprendono anche l’accompagnamento su terreno alpinistico (roccia e ghiaccio) e innevato (sci-alpinismo, ciaspole o altre attività su neve). 
Queste ultime due professioni sono figure omnicomprensive che possono operare a 360 gradi all’interno del panorama montano, tra di loro non hanno molte differenze in termini professionali, si distinguono solo perché nell’iter formativo l’A.G.A. rappresenta il passaggio intermedio obbligatorio prima di diventare Guida Alpina a tutti gli effetti.

Il grande “boom” della montagna.

Negli ultimi anni l’indotto generato dal comparto dell’outdoor in generale è cresciuto in maniera esponenziale dimostrando quindi sempre maggior esigenza da parte di tanti appassionati di montagna (sia principianti che di esperti) di rivolgersi ad una guida, vediamo però cosa significa veramente affidarsi ad una guida e quando è consigliabile farlo.

Affidarsi ad una guida non significa “farsi portare in giro”.

Per prima cosa la guida è un educatore, farsi accompagnare da una guida significa poter osservare e immergersi nel contesto naturale in maniera consapevole, imparando a guardare con occhi diversi qualsiasi particolare. 
La guida fornisce in sostanza molti input chiave necessari per sviluppare, esperienza dopo esperienza, una sempre maggior consapevolezza nell’affrontare la montagna. Acquisire consapevolezza significa tante cose ma alcune tra queste possono essere per esempio: Maturare un occhio critico, ovvero imparare a valutare le difficoltà degli itinerari. Saper auto-valutarsi dunque conoscere e capire quali sono le proprie capacità e possibilità tecniche/fisiche (valutazioni soggettive) per ponderare al meglio che tipo di itinerari affrontare e quali evitare, quindi sapere riconoscere i rischi oggettivi, cercando di dare una propria critica valutazione se l’ambiente che ci circonda presenta insidie e pericoli che non dipendono da noi.

Abbiamo visto quindi che la guida non è solo la figura che ti accompagna ma è anche quella che nel farlo trasferisce competenza e conoscenza. La guida è sostanzialmente l’interprete del territorio, essa si connette e vi connette con l’ambiente circostante: osservare alcuni fenomeni e imparare a dare le proprie opinioni sui tanti “perché” che costantemente ci assalgono è stimolante, il gioco di incuriosirsi ad ogni occasione permette di approfondire il proprio bagaglio acquisendo una visione sempre più ampia ed esperta. Attenzione però a non identificare la guida in maniera semplicistica come una garante che promette incondizionatamente sicurezza totale ma è da vedere piuttosto come la figura preposta alla valutazione del pericolo e alla conseguente gestione del rischio. 

Autore: Davide Canil (Kalipè Trekking)