Un Giorno nella steppa
Finalmente partiamo per l'outback mongolo: la riserva del Gorkhi erelj. 90.000 ettari di steppe e cavalli selvaggi.
La guida che ci accompagna ci aiuta poi con l'abbigliamento da esplorazione artica: un paio di stivali in pelliccia di pecora e poco altro. Siamo pronti per la luna. Quella luna ghiacciata che vedevamo da quel finestrino transmongolico finalmente esce allo scoperto sotto il peso dei nostri soffici passi.
Partiamo con un furgoncino dalla capitale, il nostro mezzo è un piccolo van coreano, non ha ruote termiche, non ha catene montate, non abbiamo un gps, non abbiamo quattro ruote motrici, il nostro unico collegamento con il mondo é il cellulare del nostro autista, Pakà. Le strade sono strade per i primi 20 km, dopodiché spariscono in un unica grande valle dove gli orientamenti sono dettati da esperienza, intuito e fortuna del guidatore.
Arriviamo a destinazione. Siamo in una valle dove tutto è sommerso, fuori c'è una temperatura di circa -20 e i cristalli della neve al sole risplendono in tutta la loro meravigliosa costruzione. Mai vista un neve così: non ci sono fiocchi ma impalcature precise di chicchi di ghiaccio. Fuori brilla una giornata stupenda, ci ospita una famiglia nomade, la nostra è la tenda degli ospiti, dormiamo tutti insieme, la tenda ha la forma di un piccolo circo intarsiato di assi di legno, una vecchia stufa a carbone svetta in mezzo alla stanza, la luce elettrica è ridotta a un neon che cala dal tetto con un filo, i letti sono letti veri con coperte e cuscini rattoppati.
Posata la roba partiamo a piedi verso una montagna. Un monastero buddista è arroccato sulle pendici di una vetta disciolta, i monaci e le persone si raccolgono qui in lunghi mesi di meditazione e preghiera. Il silenzio viene rotto soltanto dalle nostre parole, non ci sono macchine, tanto meno negozi o altre persone, nessun rumore di abitazione o paesaggio: solo il vento, il fragore dei passi nel silenzio, perché è questo che accade oggi. Ogni strada che conduce a un monastero è in salita quando ci si entra e in discesa quando se ne esce, le porte sono rivolte a est in onore al sole, al domani e al nuovo giorno che sorge.
Elia Gioacchini & Nicole Yumi Mastromarino