A PIEDI TRA GUATEMALA E CHIAPAS – Esplorando una terra libera e fiera
Il confine è affollato di militari a caccia di droga, anche se non si capisce bene come la possano trovare, vista la totale assenza di squadre cinofile o di tecnologie di rilevazione all’avanguardia. La sensazione è che qui con i dollari americani si possa comprare qualsiasi cosa, anche le persone.
Il confine in questo tratto appare come una piccola città nella quale si snodano empori e negozi che giocano al cambio delle due valute. Sui banchi dei mercati il made in China fa ormai da padrone; quel mondo che ogni anno percorriamo con le nostre avventure sta evolvendo a una velocità senza precedenti - quasi impercettibile - visto il naturale adattamento a cui queste persone si sono abituate a subire per scampare alla povertà.
L’acqua non è quasi mai potabile, ma le nostre provviste in scatole, la frutta fresca e la nostra borraccia con i suoi filtri in carbonio non ci fanno mancare nulla. Sentiamo la lontananza da Casa solo quando i nostri smartphone non ricevono alcun segnale di rete.
Gli ufficiali, armati di mitra, controllano tutto all’interno dei nostri zaini.
Cambiamo più volte autobus e passiamo diverse dogane prima di ritrovare la tranquillità a bordo di un altro pulmino. Di fronte a noi abbiamo altre cinque ore di viaggio tra capanne e taxi che sfrecciano nel traffico d’oltre confine. In quest’epoca di viaggiatori moderni e consapevoli è facile ritrovarsi soli e in balia delle sensazioni da viaggio, di quelle che ti fanno ripensare non ai luoghi, ma alle persone con cui parli, condividi storie e modi di crescere.
La prima tappa è a circa 2000 mt sul livello del mare: San Cristóbal de Las Casas.
Qui, nemmeno un anno fa un violento terremoto ha scosso per sempre la vita di questa tranquilla comunità che pian piano sta cercando di ritrovare la normalità e una nuova occasione per ripartire unita.
Viaggiare a cuor leggero è semplice, ma per capire qualcosa in più del Chiapas bisogna entrare dentro la sua bandiera: letteralmente.
Si riparte, con destinazione il “Cañón del Sumidero”: un canyon che si snoda per 42 km di fiordo in mezzo a una gola mozzafiato. Le sue alture arrivano a superare i mille metri, mentre il rio che serpeggia tra i suoi rilievi tocca nella sua parte più profonda i -280 metri: un vero e proprio abisso, circondato da una natura incontaminata di scimmie, pellicani, avvoltoi e coccodrilli.
Le sue acque, che partono dalle vette del vicino Guatemala confluiscono in una diga artificiale assieme ad altri tre importanti fiumi che unitamente forniscono il 60% dell’energia elettrica totale dell’intero Messico!
Si capisce bene perché i nativi abbiano scelto questo luogo come simbolo della loro terra!
Paradossalmente, loro che producono più energia di tutti gli altri stati del Messico, sono allo stesso tempo i più emarginati. Proprio loro: i veri discendenti dei Maya, che oggi vengono chiamati impropriamente indigeni.
Guardi questo Canyon e ti ritrovi a volare in quella bandiera di sola, pura, natura e ti chiedi come mai di fronte a tanta bellezza la crudeltà dell’uomo possa essere tanto cinica e senza cuore da non vedere quanto sarebbe semplice mettere un lieto fine a questa storia senza vincitori né vinti.